lunedì 23 gennaio 2012

Perle "nascoste"/1: Pollenza - Abbazia di Rambona

Abbazia di Rambona - Foto G. Tomassini
La meravigliosa abbazia benedettina risale al IX secolo, quando l'imperatrice longobarda Ageltrude fece ricostruire il preesistente monastero, costruito a sua volta sui resti di un luogo di culto (ipogeo) dedicato alla dea Bona, dea di fertilità e salute, da cui il toponimo Rambona (Ara Bonae Deae).
In seguito a recenti indagini archeologiche, sono state individuate le varie fasi di vita dell’edificio:
a) Chiesa del IX secolo;
b) Fase romanica (probabile rifacimento del XII secolo, riguardante soprelevazione del presbiterio e scavo della cripta);
c) XVIII secolo: divisione della chiesa in due tronconi tramite un muro trasversale.
 Ancora oggi si possono vedere le tre absidi originali (romaniche, semicircolari e diseguali), ma la parte più sorprendente è la cripta, composta da 5 navatelle voltate a crociera, suddivise da 12 colonne, che hanno disposizione asimmetrica, diversa altezza e diversi capitelli. Al suo interno, sono conservate le spoglie di Sant'Amico, secondo abate benedettino dell'abbazia di Rambona, nonché protettore di bambini malati di ernia. Il suo sepolcro fu molto visitato con grande devozione, come fanno fede moltissime monete (oltre 400, dal XIV al XVI secolo), provenienti da varie città d’Italia e d'Europa, rinvenute al tempo dell’apertura dell’arca per la ricognizione delle reliquie.
Sia la cripta che il soprastante presbiterio presentano affreschi votivi, che rappresentano vari santi, tra cui Sant'Amico, San Benedetto, Sant'Antonio Abate, nonché una Madonna in trono, considerata la più antica immagine della Madonna a Pollenza, riferibile alla scuola dei Salimbeni di San Severino.

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